

Federrugby mondiale,non più di 30 match annui per ogni giocatore
"Servono anche 12 settimane all'anno 'senza contatti'"
Non giocate troppo: a raccomandarlo, per il rugby, è la federazion mondiale. In controtendenza con le polemiche dello sport internazionale, spesso accusato di sottopore i propri atleti a stress da eccessi competitivi (il calcio in testa), e in considerazione della specificita' della palla ovale che fa del contrasto fisico il suo perno fondamentale, la Worldd Rugby ha pubblicato delle raccomandazioni per garantire che i giocatori non giochino più di 30 partite all'anno e abbiano 12 settimane "senza contatti" legati al rugby durante l'anno. "La nostra speranza, in definitiva, è che le federazioni e le competizioni raggiungano accordi locali per gestire al meglio le situazioni dei singoli giocatori", ha dichiarato il presidente di World Rugby, Brett Robinson. Il documento raccomanda che un giocatore non possa giocare più di 30 partite a stagione o, se le finali ne aumentano il numero, che vengano messe in atto ulteriori procedure di recupero, come settimane di riposo aggiuntive. La scorsa stagione, ad esempio, l'ala Louis Bielle-Biarrey ha giocato 30 partite ma si è infortunato a fine stagione, il mediano d'apertura Joris Segonds ha giocato 33 partite e il flanker inglese Jack Willis, che non gioca più per la sua nazionale, ne ha giocate 27. Secondo World Rugby, un giocatore non dovrebbe avere più di cinque giornate di gioco consecutive, e un giocatore della nazionale dovrebbe avere una settimana di riposo al ritorno dal ritiro. Infine, secondo World Rugby, un giocatore dovrebbe avere 12 settimane all'anno senza contatti legati al rugby. La federazione auspica ulteriori studi scientifici per "orientare le decisioni volte a ridurre l'esposizione al contatto durante la carriera di un giocatore". Queste settimane devono essere complete e il periodo deve essere di cinque settimane consecutive. "La sospensione dei contatti è la misura più semplice per limitare l'esposizione agli impatti alla testa e a tutti gli altri contatti riconosciuti come pericolosi, in particolare per quanto riguarda le commozioni cerebrali", ricorda l'organismo. "Questo è un momento chiave per il rugby", ha dichiarato Omar Hassanein, direttore esecutivo del sindacato internazionale dei giocatori Irpa, in una nota separata.
A.Kaufmann--BVZ